L'iPad salverà l'editoria grazie alla pubblicità


Gli spot sui tablet funzionano meglio: sono meno invasivi eppure si notano di più.


'UPA - Utenti Pubblicità Associati - ha dato ragione a Steve Jobs: se il CEO di Apple definiva l'iPad "magico e rivoluzionario", il presidente dell'UPA Lorenzo Sassoli de Bianchi lo ha descritto come "una porta d'accesso magica a un'altra dimensione, dove ci si lascia sedurre volentieri dai contenuti".

La "magia" dell'iPad, dal punto di vista delle aziende che si occupano di pubblicità, sta nel fatto che gli utenti del tablet notano gli spot molto più di quanto facciano con quelli stampati su carta; dato che la pubblicità è un mezzo fondamentale per la sopravvivenza dell'editoria, e con un disturbo che può essere minimo per l'utente, ecco che l'iPad assume un'importanza particolare. Per arrivare a queste conclusioni l'UPA ha condottto la prima indagine qualitativa sulle modalità di utilizzo e sull'impatto delle pubblicità sui tablet in generale ma, com'è facile intuire, con un occhio di riguardo per il prodotto con la Mela sul retro; ha così scoperto che con i tablet è avvenuto un "cambio di paradigma" che permette agli spot di essere allo stesso tempo più visibili e meno invasivi.

Nella sua presentazione, Sassoli de Bianchi ha attribuito il merito di tutto ciò alla tecnologia touch che "accorcia le distanze tra soggetto e dispositivo generando un impulso spontaneo alla manipolazione" e "attiva una modalità relazionale con lo strumento di tipo ludico, all'insegna della gratuità e della curiosità incentivate dalla velocità di risposta anche nell'accendersi e che invoglia ad usarlo continuamente e a più riprese".

Al di là della modalità di espressione, che ricorda vagamente un trattato di sociologia, il presidente dell'UPA sta dicendo che agli utenti dell'iPad piace "giocare" con il loro tablet e non riescono a staccarsene: a quanto pare usare le dita anziché  mouse e tastiera dà sensazioni diverse e più piacevoli; inoltre l'iPad si avvia prima di un computer.

La ricerca si spinge a parlare di "spostamento dell'attenzione sulla dimensione del fare (consentito dalla manipolazione touch) contro la dimensione unicamente visiva del web": ciò potrebbe preludere a un tipo di pubblicità maggiormente interattivo a quello cui siamo abituati a vedere nel Web. Se un articolo resta un articolo, da leggere allo stesso modo sul tablet e sullo schermo per quanto possa essere arricchito di contenuti multimediali, gli spot che lo accompagnano potrebbero diventare una sorta di "giochi": una modalità non completamente inedita ma forse di più facile fruizione tramite touchscreen.

Già oggi - spiega l'indagine dell'UPA - chi legge un giornale sul tablet utilizza sostanzialmente le stesse modalità adottate per la versione cartacea ma ricorda con più facilità le pubblicità: ciò avviene sia nei soggetti "naturalmente interessati alla pubblicità" ma "traspare anche nei soggetti più critici e refrattari".

In conclusione, "tra pubblicità su carta e pubblicità su web, il tablet sembra delineare una terza via, in cui poter rifondare il patto tra fruitore e inserzionista, che sfrutti la disponibilità a lasciarsi sedurre così forte ed evidente negli user".

Fonte: Zeusnews.it

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